Il progetto Memoriae Maris mira a promuovere, divulgare e valorizzare le peculiarità geologiche, naturalistiche ed ambientali dell’Area Marina Protetta “Capo Rizzuto”.  Le aree tematiche di questo progetto sono tre:

Aree tematiche

Biologia

Sono stati eseguite analisi e rilievi fotogrammetrici della secca antistante Le Castella

Archeologia

Sono state previste attività di ricostruzione tridimensionale e di promozione del territorio e dei reperti archeologici rinvenuti nel territorio dell’AMP

Geologia

Sono stati studiati i complessi fenomeni geodinamici, geomorfologici e sedimentologici sottomarini dell’area cercando di ricostruire i fenomeni avvenuti in circa 7 milioni di anni nell’AMP “Capo Rizzuto”.

Biologia

Per quanto concerne l’aspetto biologico relativo all’Area Marina Protetta “Capo Rizzuto”, il progetto Memoriae Maris ha previsto il contributo dell’ISPRA per l’analisi delle due aree di riferimento della secca antistante Le Castella a seguito dei rilievi fotogrammetrici effettuati dall’azienda spin-off dell’Unical 3D Research. Nello specifico, è stata eseguita una valutazione riguardo alla tipologia di vegetazione presente sulle superfici costituite da blocchi rocciosi di dimensioni variabili. I dati acquisiti dai partner del progetto sono stati integrati con le informazioni cartografiche relative all’AMP “Capo Rizzuto” in possesso di ISPRA, come, ad esempio, la mappatura delle praterie di Posidonia oceanica, la mappatura delle Biocenosi, i dati LiDAR batimetrici e le immagini satellitari ad altissima risoluzione.  Nell’ambito del progetto è stato realizzato un video documentario e sono stati redatti dei contenuti per la stesura di un poster da impiegare per la divulgazione dei risultati del progetto. La divulgazione di tutti i dati biologici acquisiti avverrà attraverso i poster e i contenuti multimediali del Museo del Mare Pélagos.

POSIDONIA OCEANICA

Attraverso esposizioni interattive, reperti storici e percorsi tematici, PÉLAGOS offrirà ai

I punti di interesse su cui sono state condotte le ricerche sono la Cannoniera di Capo Bianco, il Relitto della Campana ed il Piroscafo Bengala.

Il relitto, varato nel 1871, si estende per circa 75 metri di lunghezza, 9 metri di larghezza e ha una stazza lorda di 1500 tonnellate. Si trova sommerso al largo di Capo Rizzuto, a una distanza di circa 1500 metri dalla costa e a una profondità di meno di 30 metri. Lo scafo si presenta come un unico troncone, ancora in posizione di navigazione, con la prua rivolta verso W-NW (verso la costa). Tutte le parti del relitto sono ben conservate, con particolare enfasi sulla poppa che include un’elica a tre pale ancora al suo posto, il motore compound e il boiler. Tuttavia, ci sono alcuni cedimenti che coinvolgono le murate e il ponte scoperto. Il relitto è diventato un punto di aggregazione per diverse specie animali e vegetali, formando un ecosistema molto vario e, in alcuni casi, stabile. Tra le principali specie osservabili si trovano corvine, saraghi, scorfani, dentici, aragoste, magnose e pinne nobilis.
Nello specchio di mare antistante Capo Bianco sono presenti 9 fusti di cannone sparsi su un’area di circa 22 x 8 metri. I cannoni giacciono a una profondità di 10 metri e distano circa 250 metri dalla linea di riva. Presentano dimensioni diverse, con lunghezze comprese tra 2,40 e 2,80 metri e calibri delle bocche da fuoco variabili tra 7,50 e 10 centimetri. La disposizione dei cannoni è caotica, con le bocche orientate in modi diversi. Non sono state trovate palle di cannone o altri elementi di munizionamento.
Durante l’esplorazione del relitto della cannoniera, è stato fatto un sorprendente e significativo ritrovamento: una campana di bronzo appartenente alla nave affondata. Nonostante le incrostazioni marine, la campana si trova in uno stato di conservazione relativamente buono e presenta alcune decorazioni in rilievo. Questo ritrovamento è di grande rilevanza e ha entusiasmato gli archeologi, che sperano di ottenere importanti dettagli per stabilire la datazione precisa del relitto, al momento ancora incerta.

Archeologia

Il Progetto Memoriae Maris si pone come obiettivo quello di preservare, studiare e valorizzare le testimonianze archeologiche sommerse nella zona dell’AMP “Capo Rizzuto”. Il territorio vanta una considerevole presenza di relitti e ritrovamenti nelle sue zone subacquee, per cui si è deciso di selezionare dei punti di interesse archeologico per i quali avviare le attività di ricerca.

Le attività previste riguardano:

  • rilievo ottico/acustico 3D;
  • posizionamento dell’apparato di monitoraggio e controllo ;
  • ipotesi ricostruttiva;
  • realizzazione di video divulgativi;
  • progettazione di itinerari subacquei

Geologia

Un altro aspetto che rende questi luoghi molto interessanti è la peculiare conformazione geologica della zona che ha attirato l’attenzione di numerosi ricercatori che studiano i complessi fenomeni geodinamici, geomorfologici e sedimentologici sottomarini. Infatti, la costiera crotonese, in molti punti, arretra sensibilmente anche a causa del suo assetto geologico particolarmente fragile, ma non solo. Si suppone che nell’AMP “Capo Rizzuto” in antichità esistesse un piccolo arcipelago di isole, poi scomparso a causa dell’erosione delle coste e dell’innalzamento dei mari. Il progetto Memoriae Maris a tal proposito ha previsto la realizzazione di un GIS dedicato all’Area Marina Protetta in cui sono confluiti dati storici e correnti di natura geologica, ambientale, storico-archeologica e cartografica, l’analisi di esso e dei dati raccolti attraverso tecniche di fotogrammetria e computer vision consentirà di ottenere cartografie tematiche che consentiranno di capire meglio la zona.

ISOLE PLINIANE

Tra le attrazioni del Museo del Mare – Pélagos ci saranno vari itinerari naturalistici realizzati attraverso ricostruzioni tridimensionali dei

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